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FUTAGASHIRA

Recensione del manga di Natsume Ono

Futagashira, manga scritto e illustrato dall’acclamata Natsume Ono, pubblicato in Italia da Bao Publishing per la collana Aiken, dedicata ai titoli giapponesi, è arrivato al suo settimo e conclusivo volume in Italia. Come si è rivelata la lettura?

∴ Cos’è e di cosa parla Futagashira

Prequel dello slice of life storico “Sarai-ya goyō”, Futagashira è un seinen storico di 7 volumi ambientato nel Periodo Edo.

Il racconto verte sulla storia di Benzō e Sōji; due banditi che, rendendosi conto che nella loro banda non c’è più posto per loro, decidono di allontanarsene per compiere una propria, grande impresa e costituire una propria, grande banda. Parte così il loro viaggio, fra taverne, furti, donne, incontri e deviazioni. Un viaggio che li porterà a definire sempre meglio ciò che vogliono nella loro vita e il lettore a conoscere sempre meglio i loro valori, le loro personalità e la loro relazione.

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∴ Futagashira: lo stile

Prima di passare alle nostre riflessioni sulla storia di Futagashira, vale sicuramente soffermarsi anche sullo stile visivo adottato da Natsume Ono.

Le tavole, infatti, sono talvolta organizzate in modo peculiare, i dialoghi spesso partono fuori campo, i termini tipici della società giapponese dell’epoca (e relative note del traduttore) sono numerosi. Per questo motivo, all’inizio può non essere semplicissimo orientarsi. Anche la somiglianza fra i due coprotagonisti talvolta confonde, anche se, va detto, col tempo ci si abitua. Le tavole diventano pian piano una sorta di mondo a se stante.

Questo anche grazie a segni essenziali, quasi abbozzati e talvolta squadrati che, anche se a un primo sguardo non si intuisce, confluiscono nel tratteggio delle personalità dei protagonisti. Alti, slanciati, eleganti, i loro volti esprimono fascino. L’autrice poi, mette spesso in risalto il contrasto fra i bianchi e i neri, con uno stile che, anche se non di facile accesso, è piuttosto azzeccato per la tipologia di storia.

Futagashira: riflessioni

Futagashira racconta una storia di amicizia tra due persone completamente diverse, con una lieve ironia e un gusto romantico.

Uno razionale e affascinante, l’altro passionale e veemente; a loro modo complementari. La loro via è intrinsecamente intrecciata. Se azione, sotterfugi e intrecci rendono la sceneggiatura, la vera colonna portante del manga è il loro rapporto. Due uomini, due capi (futagashira per l’appunto) e soprattutto due amici.
Il lettore, infatti, scopre sempre di più sul loro legame, sulle loro personalità e li vede incontrarsi e scontrarsi, accudirsi, allontanarsi, riavvicinarsi, crescere.

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Natsume Ono vuole raccontarci sia la storia di un’amicizia che a discapito di mille differenze, resta salda, forte della comunione di valori, visioni e obiettivi. La storia di una relazione e di scelte di vita, più che quella di una banda.

A speziare il tutto, come dicevo, trame a metà fra il rocambolesco e il romantico. Rapine, furti, colpi, risse, e, sul finire, anche scene piuttosto drammatiche. I due farabutti però, pur volendo vivere da banditi, incontrano (quasi) sempre dei criminali ben peggiori di loro, seguono i propri valori, restano fedeli, mantengono promesse, evitano di uccidere e nelle malefatte inseriscono spesso anche buone azioni. Ingannano, circuiscono, rubano, ma hanno un certo qual senso dell’onore.

È una retorica che corre sulla sottile linea della definizione di giustizia e valori e obiettivi personali. Un plot che fa leva su concetti semplici che il lettore è abituato a metabolizzare, e su personaggi ai limiti dello stereotipo di genere, per una lettura che riesce ad andare un po’ in profondità e oltrepassare le figure retoriche quasi solo nel finale.

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Rachele Gatti

Co-founder di Giappone Milano

Toscana trapiantata a Milano, amo il Giappone dal 2015 (sì, so la data!) per i suoi infiniti contrasti. Potrei parlare per ore di capelli colorati e, ovviamente, cultura giapponese!

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